Ecco come scegliere quelle giuste!
Protesi al seno
La mastoplastica additiva è senza dubbio l'intervento estetico più richiesto al mondo. Nella grande maggioranza dei casi l'aumento del volume del seno si ottiene mediante protesi in silicone. Come Professore di Chirurgia Plastica e Direttore della Scuola di Specializzazione in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica dell'Università della Campania L.Vanvitelli (Napoli) proverò in questo articolo a presentare una panoramica delle diverse protesi presenti sul mercato per fare chiarezza. Innanzitutto c’è da dire che la protesi non la sceglie la paziente: è infatti compito del chirurgo plastico individuare il tipo di protesi che meglio si adatta alle caratteristiche individuali, alla specificità dei tessuti e alla fisionomia di ogni singolo paziente, al fine di ottenere il miglior risultato possibile. Non esiste la protesi idonea per tutti! Dopo una attenta visita, il bravo chirurgo deve scegliere la protesi e la tecnica più adatta per garantire un eccellente risultato estetico più fedele possibile ai desideri della paziente.
Attualmente esistono diversi tipi di protesi per la mastoplastica / mastopessi additiva. Esse sono tra di loro differenti per volume, forma, contenuto, consistenza e testurizzazione (trattamento della superficie esterna). Per una discussione “non specialistica”, si possono suddividere in protesi tonde e protesi a goccia (anatomiche). Sia le une che le altre possono essere di volume, larghezza e proiezione differente. Non è vero che le protesi tonde conferiscono un seno tondo ed innaturale mentre le protesi anatomiche conferiscono un seno naturale. Il risultato finale scaturisce sempre da una serie di fattori, ma in modo particolare dalla esperienza e dall’abilità del chirurgo operatore.
La scelta della protesi giusta dipende dall'obiettivo che chirurgo plastico e paziente si sono dati, ma anche dalla condizione di partenza della stessa paziente.
Le protesi a forma rotonda sono più indicate per le pazienti che desiderano aumentare il volume del proprio seno e per quelle donne che a seguito di una o più gravidanze presentano un seno svuotato o cadente. La protesi rotonda, nelle proiezioni moderate, consente di ottenere una mammella naturale nelle forme. Le protesi a goccia, al contrario, sono più indicate per quelle donne con un seno di partenza molto piccolo e che vogliono esaltare al massimo la proiezione del polo inferiore mammario.
La protesi anatomica è anche definita “a goccia” per la sua caratteristica forma con una polarità minore, in corrispondenza del polo superiore della mammella, e maggiore in corrispondenza del polo inferiore della mammella. Le protesi anatomiche pertanto hanno una proiezione del polo inferiore completamente differente rispetto alla protesi tonda, oltre ad avere al tatto una maggiore consistenza. Bisogna anche considerare che le protesi anatomiche possono essere scelte con proiezioni maggiori o minori (tant’è che le anatomiche poco proiettate somigliano nella resa finale ad una protesi tonda…). Un’ultima cosa da considerare per le protesi anatomiche è che esse tendono a ruotare (con evidente danno estetico, soprattutto se sono molto proiettate), cosa che non succede con la protesi tonda… Ma anche questa eventualità dipende dalla tecnica impiegata e dalle capacità ed esperienza del chirurgo operatore.
Non sempre è la protesi che garantisce il risultato finale della mammella in termini di forma e di aspetto finale; molti sono i fattori in gioco, dal tipo di tecnica impiegata alle caratteristiche della protesi, dalla sede di impianto (sottoghiandolare, sottofasciale, sottomuscolare “dual plane”, interamente sottomuscolare) alle capacità ed esperienza del chirurgo e le caratteristiche anatomiche di partenza della paziente. Questo vale a dire che non è possibile assolutamente generalizzare, ma ci si deve affidare esclusivamente alla esperienza e alle conoscenze tecniche dell’operatore (che deve essere necessariamente un professionista esperto e specialista in chirurgia plastica) che sceglierà esattamente quale tipo di protesi è meglio indicata.
Ma allora quali sono le protesi migliori per me?
Non esiste una risposta sempre valida a questa domanda perché dipende dagli obiettivi che ci si pone e, come già detto, dalla unicità fisionomica di ciascuna paziente. Per questo motivo è assolutamente sbagliato pensare di rispondere alla domanda senza l’aiuto di uno specialista. Non esiste la protesi universale, il volume in ml non corrisponde alla taglia di reggiseno, ad esempio una protesi da 300 ml non corrisponde ad una terza taglia, così come una protesi da 400 ml non corrisponde ad una quarta di reggiseno; ma certamente esiste una protesi più adatta ad un paziente piuttosto che ad un altro.
La “personalizzazione” dell’intervento consente di ottenere i migliori risultati, risultati individuali e perfettamente corrispondenti ai desideri del paziente e alle sue caratteristiche fisionomiche.
Le protesi al silicone sono tutte uguali?
Come già detto le protesi al silicone sono senza dubbio molto diffuse. Queste protesi, tuttavia, pur essendo costituite dallo stesso materiale possono presentare un livello differente di consistenza e densità con risultati estetici anche molto diversi gli uni dagli altri. Solitamente una protesi con gel in silicone più denso tenderà ad essere avvertita come più dura e rigida al tatto. Diversamente una protesi meno coesiva sarà avvertita come più morbida ed anche più naturale nel suo effetto e al tatto. Tuttavia, nelle pazienti troppo magre questo genere di protesi potrebbe presentare qualche inconveniente come piccole pieghe della pelle in prossimità della protesi nella superficie sottocutanea. Si tratta del ben noto fenomeno del wrinkling, letteralmente "ondulazione" o "increspatura" riferita appunto all'aspetto ondulato della cute che “copia” la superficie protesica sottostante particolarmente evidente in alcune posizioni assunte dalla paziente. Se si dovesse verificare il fenomeno del wrinkling la soluzione sarebbe quella di sostituire la protesi, riposizionarla nella tasca protesica magari sistemandola più in profondità, quindi sotto al muscolo grande pettorale oppure scegliendo una protesi con un maggior grado di ripienezza, consistenza o con una maggiore proiezione.
Le protesi in poliuretano:
Hanno la caratteristica di aderire meglio ai tessuti e danno, rispetto alle protesi tradizionali, un minor numero di alcuni effetti collaterali, tra cui la rotazione e il ribaltamento protesico. Altro aspetto da non sottovalutare: sono poco esposte al problema della contrattura capsulare, una delle possibili seppur rare complicanze negli interventi di mastoplastica additiva. Qualche anno fa tali protesi vennero relazionate ad una certa “cancerogenicità” dello strato in poliuretano, poi confutata da studi recenti. Quando parliamo di protesi al poliuretano, tuttavia, non dobbiamo dimenticare che all'interno delle protesi è sempre presente del gel a base di silicone. Queste protesi sono infatti, identiche per composizione e forma a quelle di gel silicone ma sono rivestite da un foglietto esterno in poliuretano. Questo materiale attecchisce maggiormente ai tessuti per le sue caratteristiche fisiche. Esse necessitano di elevata esperienza del chirurgo plastico che le andrà ad impiantare in quanto sono difficili da riposizionare in caso di errore.
Ma le protesi al seno durano per sempre?
Questa è la domanda classica che si pongono tutte le donne che si sottopongono ad un intervento di mastoplastica additiva. Sfatiamo subito un mito, quello della “protesi eterna”: nulla è per sempre, in chirurgia estetica meno che mai. La prima cosa da sapere quando ci si sottopone ad un intervento di mastoplastica additiva è che entro un determinato lasso di tempo ci si potrà sottoporre ad un nuovo intervento, legato all’invecchiamento spontaneo della protesi. E’ consigliabile che tutte le protesi impiantate vengano sottoposte ad un controllo accurato clinico-strumentale annualmente, con la possibilità di una revisione/sostituzione dopo circa 10/15 anni dal loro impianto. Naturalmente anche in questo caso molto dipende dalla storia della singola paziente, oltre che dalla qualità della protesi impiantata o dall’abilità del chirurgo operatore.
Così come i tessuti viventi, le protesi vanno in contro ad invecchiamento: per questo motivo esse con il tempo possono perdere un certo grado di consistenza ed elasticità, nonché di ripienezza, per cui il seno col tempo può perdere tono e volume sia per il naturale invecchiamento dei tessuti viventi, sia per il progressivo degrado del manufatto protesico. È importante considerare altre variabili relative al momento in cui la paziente si sottopone all’intervento chirurgico, tra cui età ed altri elementi che possono incidere sull’aspetto e sul risultato estetico di un seno “rifatto”.
In generale non possiamo prevedere quanto le mammelle cambieranno nel tempo, questo dipenderà non solo dalla gravidanza o meno ma anche da altri fattori come le variazioni ponderali, dietetiche, ormonali e lo stile di vita. In generale la risposta che più mi sento di dare è: niente è eterno, ma ciò che conta è riuscire ad ottenere il miglior risultato possibile, nel modo più naturale possibile, rispettando l’individualità e l’unicità di ciascuna paziente.
Piuttosto che parlare della durata delle protesi, è più corretto parlare della durata del risultato e della soddisfazione estetica raggiunto da ogni singola paziente.
Come abbiamo detto, esso sottende a numerose variabili nello stesso paziente oltre che da soggetto a soggetto. Sicuramente una protesi di ottima qualità è una protesi sicura per la salute della paziente e anche una protesi che mantiene inalterate le proprie caratteristiche per più tempo rispetto alle altre: personalmente impiego le medesime protesi da oltre 25 anni, e sulla base della mia personale casistica, con una sinistrosità praticamente pari a zero, le ritengo senza dubbio le migliori in assoluto e continuerò ad impiegarle fino a che il mercato non offrirà qualcosa di ulteriormente perfezionato.
Un bel seno e senza rischi è possibile!
Rifarsi il seno è senza dubbio l'intervento estetico più ambito dalle donne sia in Italia che nel resto del mondo. Le pazienti però, prima di sottoporsi a questo intervento, vanno incontro a dubbi, paure ed incertezze. Si tratta nella maggior parte dei casi di dubbi assolutamente legittimi, l'importante è non credere alle leggende metropolitane o alle fake news lette sul web, che talora è depositario di notizie erronee e conoscenze fasulle riportate da fantomatici esperti.
Molti ricorderanno la notizia lanciata in rete qualche anno fa delle protesi che esplodevano in volo, si trattava di una autentica bufala, eppure furono in molti a crederci..
L'obiettivo di questo articolo è aiutare i lettori a fare più chiarezza sull'argomento e fornire quanto meno un corretto orientamento del lettore sull'argomento.
Spesso c'è la convinzione, da parte di alcuni utenti, che non sia possibile fare una chirurgia estetica ed una medicina estetica di qualità a Napoli e che bisogna recarsi al nord per cercare i migliori specialisti. Nulla di più sbagliato. A Napoli operano alcuni specialisti di assoluta levatura internazionale le cui competenze sono riconosciute in tutto il mondo. Come Direttore della Scuola di Specializzazione in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica dell'Università della Campania L. Vanvitelli (Napoli) sono assolutamente certo che nel meridione vi siano chirurghi plastici di altissimo livello in grado di offrire con competenza e professionalità risultati eccezionali. Un bel seno è possibile e senza rischi, a patto che ci si affidi a buone ed esperte mani ma soprattutto a specialisti in chirurgia plastica.
Nella seconda parte di quest’articolo esamineremo una delle più temute complicanze in mastoplastica additiva: la contrattura capsulare e le soluzioni adottabili per prevenirla e gestirla correttamente.
La contrattura capsulare è sinonimo di rigetto protesico. È una delle principali preoccupazioni degli utenti nei forum dedicati alla chirurgia estetica e alla mastoplastica additiva in particolare. La capsula periprotesica è una normale “difesa” dell’organismo verso il corpo estraneo (la protesi) che riconosce ma non può espellere. Una capsula di I grado è normale ma se essa si ispessisce, si va verso il II, III, IV grado, per cui da fisiologica diventa patologica, con una mammella o entrambe dure e dolenti, oltre che antiestetiche. E' un problema che può presentarsi immediatamente dopo l'intervento o addirittura dopo anni ed è generalmente legato a più fattori, anche individuali.
In base alla mia esperienza posso dire che principalmente si tratta di un fenomeno legato a due fattori: la qualità delle protesi da un lato e l'esperienza del chirurgo dall'altro.
Se dovesse presentarsi una contrattura capsulare è molto importante mettere in atto sin da subito tutte le soluzioni possibili ed in particolare una terapia farmacologica adeguata e tempestiva. La cosa che mi preme sottolineare è che quello della contrattura capsulare non è un fenomeno inevitabile, ma al contrario può essere attentamente prevenuto, gestito e risolto quando si presenta.
Oggi inoltre, grazie all'evoluzione tecnologica delle protesi e soprattutto all'abilità del chirurgo plastico, è possibile ridurre il problema della contrattura capsulare al 2% dei casi, o anche meno, a seconda delle casistiche o dell’esperienza del singolo professionista.
Le protesi possono influire sulla probabilità di incapsulamento?
La scelta di protesi di assoluta qualità, affidabili e sicure è un compito importantissimo che spetta al professionista. La scelta della protesi può, indirettamente impattare sul problema della contrattura, ecco perché dico che risparmiare sul costo delle protesi non è mai una buona idea. Il chirurgo plastico attento è colui che, non solo deve proporre le protesi in grado di garantire il massimo risultato e la massima sicurezza, ma anche quelle che meglio si adattano alla conformazione fisica della paziente, dei suoi tessuti e della sua fisionomia complessiva. Non è infatti da sottovalutare, tra le cause della contrattura capsulare, il movimento dell'impianto (magari non adatto alla specifica conformazione anatomica della paziente), l’abrasione della protesi, l’insorgenza di complicanze peri-post operatorie che potrebbero indurre un incapsulamento patologico.
Se si è incapsulata solo una protesi, vanno tolte e sostituite entrambi o solo una?
Non è necessario sostituirle entrambe, a meno che le protesi siano state impiantate da molto tempo. In genere si sostituisce solo la protesi con contrattura. Inoltre la contrattura capsulare di per sé non sempre richiede la sostituzione delle protesi e molto dipende, ancora una volta, dal tipo di protesi utilizzata e dal grado di contrattura, per decidere di conseguenza. In linea di massima è possibile affermare che a distanza di pochi anni è inutile sostituire tutte e due protesi, se l'altra mammella dà un risultato gradevole e adeguato.
Come si presenta un seno contratto?
In genere un seno contratto si presenta: - posizionato più in alto rispetto all'altro - dolorante - di consistenza più dura
Cosa è possibile fare in caso di contrattura capsulare?
Un ruolo importante è giocato dalla rapidità della diagnosi fatta dal chirurgo plastico e dall'inizio di una eventuale terapia farmacologica tempestiva ed adeguata, ma alla base di questo fenomeno che resta ad oggi piuttosto raro, la mia raccomandazione principale è la prevenzione.